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Agosto 2000
PENSIERI E PAROLE
Interno notte di una calda serata di luglio, dalla finestra penetra la luce di una bella luna piena che crea strane ombre nella stanza in penombra; in sottofondo la sensuale voce di Julie London ha appena sostituito nel mio lettore l’immenso sax di John Coltrane e per uno di quelli strani scherzi del destino il primo pezzo che parte è "Blue moon" ; tutto intorno è quiete e silenzio, dopo una giornata arroventata la sera ha portato un soffio di aria respirabile ed il mondo sembra averne approfittato per riposarsi e forse sarebbe l’ora che anche io mi accodassi alla massa ed andassi a riposar "le stanche membra". Anche Pippo, il mio gatto persiano preferito (non tanto perché è il più bello, ma soprattutto perché è il primo dei tanti che ho avuto che non scappa spaventato quando accendo lo stereo e mi resta accanto quando ascolto i miei dischi al volume impossibile a cui solo io finora riuscivo a resistere) si è lasciato vincere dal sonno stravaccato come al solito nella mia poltrona; ma io non posso cedere: lo schermo bianco del computer, davanti a me, mi inquieta; qualcosa devo pur scrivere per il "nostro" giornalino. "Vaja con Dios" intanto mi canta Julie ed io incitato da quel "…my darling" cantato con voce così lasciva di getto mi butto sui tasti e parto…
Essendo estate, stagione in cui i ritmi notoriamente rallentano, decido di lasciar stare i grossi argomenti (?) e di lasciare andare la mia mente a considerazioni, pensieri e scazzi vari, tanto per incuriosire il lettore; prendeteli come incitamento alla discussione, provocazione o solo scemenze per come forse sono.
- Vorrei cominciare, ispirato come non mai dalla mia amata Julie London, con il consigliarvi un libriccino (per modo di dire visto che sono più di 500 pagine) appena uscito, che io ho letteralmente divorato e che è consigliabile a tutti coloro che vogliono scoprire i meravigliosi mondi e personaggi che si celavano dietro la "lounge/cocktail music". Il libro è "Mondo Exotica" di Francesco Adinolfi, sicuramente il nostro maggiore esperto di questo genere musicale che anche in Italia ha avuto un ritorno di fuoco tempo fa riportando a galla i tempi in cui anche gli italiani impazzivano per le curve di Abbe Lane o per i primi ritmi latino-americani ballabili di Perez Prado e Xavier Cougat. Anche diversi personaggi che adesso fanno molto tendenza hanno assorbito influenze di questa musica, solo in apparenza a noi lontana, ne sanno qualcosa gruppi come Stereolab, Thievery Corporation, Cibo Matto, Ursula 1000 o i nostrani Montefiori Cocktail. Vi avevo già parlato di questa riscoperta di ritmi suadenti, esotici e soffusi prima che anche da noi assurgesse a moda; il libro vi aprirà scenari intriganti su quell’epoca, chi comunque fosse a digiuno completamente e volesse intanto farsi un’idea sulla cosa può recuperare sul mio sito (www.singsing.org/izimbra) l’articolo del Febbraio ’96 che affronta appunto anche questo argomento.
- Già che parliamo di libri chi se lo fosse lasciato scappare deve assolutamente ripescare "Alta Fedeltà" di Nick Hornby. Il libro è di circa cinque anni fa ma è tornato alla ribalta in questo periodo, perché sta per uscire anche un film con la regia di Stephen Frears tratto da questo pirotecnico testo che riesce a fare una impietosa ma quanta mai reale fotografia di tutti noi integralisti della musica, che giudichiamo le persone anche dai dischi che ascoltano, che spesso ci rifugiamo nella nostra montagna di dischi per cercare riparo dalle insidie esterne, fino ad arrivare a perderci più dietro ad una copertina di un disco che ad una sottana. Il libro è scritto in maniera molto ironica, anche se traspare un fondo amaro; è pieno della "nostra" musica, dei "nostri" difetti, ma anche della disperata voglia di amare e di vivere, nonostante tutto e tutti, del protagonista.
- La scorsa settimana ho assistito alle prime due serate di "Arezzo Wave" e una domanda mi sorge spontanea: ma io perché ho perso tanto tempo a studiare teoria e solfeggio prima di prendere in mano uno strumento ? Che c’entra ? Se c’eravate forse ve ne sarete accorti anche voi: i sette gruppi che si sono esibiti allo stadio avevano tutti almeno un DJ nell’organico, con l’eccezione di Roni Size che… ne aveva addirittura quattro. E allora bastava nascere un po’ dopo e con un mixerino e qualche vecchio LP il gioco era già fatto, avrei potuto fare quello che volevo senza perder tanto tempo. Si, confesso che qualche volta ho provato a cimentarmi anche io con questi strani attrezzi capaci di suonarti tutto e crearti i ritmi che vuoi, ma non mi ci trovo, mi sembra solo un gioco e va a finire che mi rifugio sempre tra le curve della mia amata chitarra. E mi consolo pensando: ma questi manipolatori di suoni avranno mai provato l’ebrezza che ci prende arpeggiando sulle corde di una bella Martin acustica ? La stessa sensazione che si ha forse solo toccando la pelle vellutata di una bella ragazza. Oppure, quando siamo alla ricerca di sensazioni forti, avranno mai imbracciato una fiammante "Fender Stratocaster" e provato uno dei tanti riff di cui è cosparsa la storia del rock ?
- E’ comunque innegabile che ad Arezzo abbiamo ancora una volta visto quale è la direzione della musica attuale con bellissimi concerti quali quello di Lenine, fenomeno brasiliano che nulla ha da invidiare a personaggi ben più famosi quali Caetano Veloso o Carlinhos Brown, al quale è molto vicino come approccio musicale, o quello potentissimo degli Asian Dub Foundation, che dal vivo veramente si trasformano, rendendo irresistibili pezzi che non sempre su disco rendono a pieno la loro potenzialità. Discorso a parte meritano poi i concerti di Moby e di Roni Size. Moby, attesissimo dalla folla oceanica che era accorsa ad Arezzo, non ha deluso le aspettative, esaltando i presenti con un concerto molto più suonato di quanto si ci potesse attendere, molto più fisico che su disco con omaggi a ritroso agli anni ’80 e radici ben ancorate nella musica fine anni ’70, soprattutto punk da cui ruba molti momenti, fino all’omaggio ai Clash di London Calling. Per il resto ci sono tutti i pezzi più famosi ed attesi , resi impeccabilmente anche nella versione dal vivo. Insomma veramente un grande Moby, che si rivela anche un ottimo polistrumentista, tanto per contraddire il fatto che i manipolatori di cui sopra non sanno suonare. Ma la vera rivelazione è Roni Size, conoscevo il suo bel disco d’esordio con i Reprazent, ma non mi apettavo certo che potesse essere capace di un simile live act: suoni potentissimi, ritmi pompatissimi creati dall’impassibile Roni Size, dietro il suo computer suonante, sorretto anche nell’occasione dai Raprezent, tre ai macchinari vari, oltre a basso, batteria e a due bravissimi vocalists che ci hanno fatto passare dal drum’n’bass alla techno attraverso il soul. Una grandissima sorpresa.
- Sempre a proposito di concerti, lo scorso fine maggio sono andato a vedere ancora una volta Bob Dylan. Non mi vergogno a dire che ci sono andato solo perché avevo racimolato un paio di biglietti gratis; invece, me lo fossi lasciato scappare, avrei fatto molto male. E’ vero che ormai si va a vederlo con lo stesso spirito del cattolico che va a messa la domenica, tanto per presenziare ad un rito e rendere omaggio al "padre nostro", ma insomma grosse emozioni non ci si aspettano; ed invece nonostante tutto questo vale ancora la pena di passare un paio di ore con il vecchio Bob. Con l’età tante asprezze si sono attenuate, i pezzi sono quasi sempre riconoscibili e, a differenza di tanti concerti del passato, c’è maggiore spazio anche per tanti hits che prima venivano accuratamente evitati o nascosti dietro arrangiamenti irriconoscibili, stavolta l’unica cosa veramente brutta è stata un sciatta versione di "Blowin’ in the wind"; per il resto si arriva addirittura a rispolverare l’armonica in un paio di pezzi per la gioia di tutti i presenti, e soprattutto si ha ancora una volta modo di ascoltare una manciata di canzoni che hanno fatto la storia della musica moderna e alcune tra le più belle ballate d’amore mai scritte. E poi fa una infinita tenerezza vedere questo ormai sessantenne inseguire ancora tante risposte portate via da un vento sempre più impetuoso e sperare in tempi che stanno cambiando, mentre tutto intorno sta invece andando a scatafascio; allora, per non restare come al solito impigliati nella tristezza, basta forse intonare ancora una volta "Don’t think twice, it’s all right"
- Certo che per andare in vacanza, oltre a paletta e secchiello vi serve anche qualche disco da mettere nello zaino, così poi potete partire tranquilli per le vostre vacanze ed io me ne posso andare finalmente a dormire. Potremmo cominciare dal pop obliquo dei Blonde Redhead ("Melody of certain damaged lemons"), e attraverso le dolci ma inquietanti ballate di Jay Jay Johanson ("Poison") arrivare al grande David Thomas, che è andato in Danimarca a raccattare un manipolo di loschi tipi adatti ad i suoi suoni, i Foreigners, ed ha confezionato l’ennesimo oscuro capolavoro ("Bay City"). Ripartiamo dal simpatico e trascinante Goran Bregovic, che con "Music for films" e "Songbook" ci regala l’ennesimo riassunto dei suoi migliori pezzi (adesso però sarebbe il caso ci deliziasse anche con un vero nuovo disco) per arrivare al finto west dei Calexico ("Hot rail") e chiudere con l’altrettanta falsa Cuba con la quale ci delizia il bravissimo Marc Ribot ("Muy divertido !").
- Pensierino della notte, per concludere: adesso che anche Jack Folla ci ha lasciato chi ci salverà dalla troppa TV spazzatura che giornalmente ci gettano addosso ? Chi dalle "heavy rotation" di tanti finti DJ delle radio manovrate dalle case discografiche ? Chi ci guiderà per le strade di Cuba alla ricerca dei meravigliosi occhi di Francesca Neri ? Chi ci metterà la pulce nell’orecchio sulle troppe ingiustizie che ancora vengono perpetrate nel mondo ?
Buone vacanze a tutti, "fratelli".
I ZIMBRA