e non c’è più nessuno che mi parli ancora un po’ di lei
ancora un po’ di lei”
Eh si, stasera mi andava proprio di riascoltare questa canzone del buon Ivan Graziani.
Ho tolto la polvere dalla copertina del33 giri e me la sono sparata in cuffia.
No, niente problemi di cuore o liti amorose, ma solo una grande tristezza.
No, non vi preoccupate, niente di grave, solo che stasera ce l’ho con il mondo intero, stasera mi sento trattato da imbecille in ogni parte verso cui mi giro. Forse oggi è solo stata una giornata storta, forse una bella dormita risolverà tutto e domani vedrò le cose da una angolazione diversa, ma stasera no, non mi va niente.
Intanto mi sono rotto di essere preso per dmente dai signori della televisione che ci rincoglioniscono quotidianamente con programmi sempre più stupidi, dove la sola cosa importante è l’auditel e che, con la scusa che tutto quanto fa spettacolo, ci vomitano addosso cose sempre più immonde. L’avete vista poi l’ultima ? La politica con il cronometro. Guai a scherzare con i politici ! Specie adesso che siamo in campagna elettorale; ed allora per parlare di politica si tira fuori la clessidra, dieci minuti a me che prendo tot voti, cinque a te che ne prendi la metà, e te che non conti niente stattene bello zitto. E vai… tutti belli truccati a parlar male degli altri e a dire niente su se stessi, tutti in fila da Vespa, Santoro, Costanzo. Ma proprio non si vergognano ?
Basta, spegniamo la televisione, bruciamola; non ci facciamo più prendere per i fondelli da questi burattini manovrati oltretutto male.
Apro il giornale e mi imbatto in una intervista a quella bella faccia di Enzo Mazza, avete presente il direttore della Fimi ? No ? Meglio così, visto che non fa altro che farci sentire tutti delinquenti. Chiudiamo anche il giornale.
Oddio, le alternative a questo punto non sonomolte, non c’è nemmeno piùl’utopia di internet,anche qui il sogno sta tramontando. Per un momento è sembrato che si stesse concretizzando un mondo nuovo, più libero, aperto a tutti e dove tutto era a portata di mouse. Niente di più sbagliato, appena il tempo per i signori delle multinazionali che ci possiedono di riaversi dalla sorpresa e tutto sta finendo. Napster è stato forse il momento più alto, il caso più eclatante, ma anche l’inizio della fine. Per un breve periodo è stato un sogno divenuto realtà, un click e trovavi quello che da anni andavi inutilmente cercando o più semplicemente l’ultimo hit radiofonico che non ti dovevi più dannare per registrare dalla radio stando attento che non ci parlassero sopra, altrimenti rovinavano tutto (e lo fanno quasi sempre apposta questi maledetti….). Ma come in tutti i sogni, c’è poi il risveglio, e stavolta il risveglio è stato amaro. Intendiamoci, Napster era già morto prima delle ultime sentenze dei tribunali americani, era morto quando le multinazionali del disco avevano ricoperto d’oro il ragazzetto che aveva inventato il tutto ed avevano comprato a suon di miliardi un baraccone destinato ad arrugginire in fretta; ma a loro questo interessava fino ad un certo punto; a loro interessava bloccare un meccanismo che gli stava sfuggendo di mano. E voi, poveri sciocchi che vi eri illusi di avere tutta la musica che volevate a portata di mouse; ma via, siete proprio ingenui; pagare, pagare, solo (40.000) quarantamila lire per l’ultima sciocchezza che la radio vi trasmette continuamente e che non riuscite a togliervi dalle orecchie. Andate, comprate, ascoltate e tra un mese mettete tutto in un angolo e vai con il nuovo successo. Questo è quello che i signori del disco vogliono. C’è di buono che anche loro si stanno ammazzando pian piano con le loro stesse mani. Si perché la realtà è che, specialmente in Italia, l’industria discografica langue sempre di più ed è tutto un piangersi addosso da una parte e dall’altra. E allora si trovano tutte le scuse più stupide: napster, il diritto d’autore, gli alti costi di produzione, . E noi scemi di consumatori a lamentarci dell’alto costo dei dischi, dell’iva troppo alta. Ma non diciamo baggianate: diciamoci chiaramente che in Italia, come anche in molte altre nazioni, non esiste una benché minima cultura musicale. Voi pensate proprio che se i dischi costassero 25-30.000 lire se ne venderebbero tanti di più ? Pensate che sia determinante l’iva al 4 o al 20 % ? Ma via, non nascondiamoci dietro un dito; la verità è chealla stragrande maggioranza delle persone non gliene può fregare di meno della musica. Il massimo di cultura musicale raggiunto è il riuscire a suonare “Fra’ Martino” con il piffero di plastica a scuola.
“Ma come ? Alla tua età continui a spendere soldi nei dischi ?” Mi dicono spesso tanti fessacchiotti che la seranon sanno far altro che farsi rincretinire dai signori della televisione di cui sopra . Sì, continuo a comprare ancora dischi, continuo a spenderci gran parte dei miei pochi risparmi, nonostante il prezzo, nonostante sia sempre più difficile trovarli e soprattutto trovarne di veramente belli, e se costassero meno ne comprerei ancora di più. Continuo a preferire il mio stereo al mio televisore; per me un bel disco, al pari di un buon libro, di un buon film al cinema, di un bello spettacolo teatrale, di una buona cena è ancora un piacere ed anche un arricchimento culturale.
Certo se uno si ferma alle canzoni trasmesse dalla stragrande maggioranza delle radio (pubbliche o finte private che siano), se pensa che il rock sia Madonna o al massimo Eminem appena conosciuto a San Remo può non capire, ma non importa.
D’altronde l’industria discografica non aiuta certo a far conoscere i tanti piccoli tesori che tiene ben nascosti dietro ai bubboni sputa miliardi e, soprattutto, alle troppe fesserie. Meglio non rischiare con quel nome nuovo che non si sa quanto potrebbe rendere, meglio andare sul sicuro con il nome famoso che qualunque cazzata canti il suo lo vende, aiutato magari da passaggi televisivi e da “rotations” radiofoniche varie. Poi male che vada c’è sempre una bella compilation a costo zero in cui si può riciclare un po’ di spazzatura, tanto qualche fesso che la compra si trova.
In Italia avremmo un tesoro da riscoprire, buona musica dei decenni scorsi che potrebbe essere riscoperta e valorizzata, anche questa a costo praticamente zero; guardate il lavoro che sta facendo, tanto per dire,negli Stai Uniti la Rhino. In Italia se vogliamo sentire qualche buona ristampa bisogna affidarsi a qualche piccolo volenteroso appassionato; per risentire le canzoni di Piero Ciampi, tanto per citare un nome che continua ad essere sulla bocca di molti grazie al premio che gli ha intitolato la sua città, Livorno, si è dovuto muovere Italo Gnocchi della On Sale Music, etichetta poco più che a conduzione familiare.
E allora Enzo Mazza e tutti i tuoi compari signori discografici datepure la colpa a napster ed anoi pirati che non vogliamo spendere i nostri pochi soldi nelle vostre molte schifezze. Certo, io come molti altri ho adoperato napster per scaricare musica; datemi pure del pirata se grazie a qualche altro appassionato sparso per il mondo ho finalmente avuto modo di sentire canzoni che voi avevi fatto di tutto per nascondermi, ho avuto modo di ascoltare pezzi, registrati di nascosto da qualche pazzo fan dal vivo, dei miei gruppi preferiti. Sappiate però che io continuo anche a girare i sempre più desolatamente vuoti negozi di dischi di mezzo mondo alla ricerca di qualche canzone che mi faccia venire i brividi lungo la schiena, segno inconfondibile che il mio cuore è stato colpito, anche se voi l’avete sicuramentefatta incidere solo pensando ai vostri maledetti soldi.
Basta, altrimenti do’ di fuori veramente, scusate lo sfogo; stavolta è andata così. Mi và solo di ascoltareun ultimo brano prima dispedire questo pezzo ed andarmene a dormire; ricordate “L’avvelenata” del vecchio Guccini, amico di tante sere andate ?
“…Ma se io avessi previsto tutto questo dati causa e pretesto, forse farei lo stesso;
mi piace far canzoni e bere vino; mi piace far casino, poi sono nato fesso
e quindi tiro avanti e non mi svesto
dei panni che son solito portare.
Ho tante cose ancor da raccontare per chi vuole ascoltare
E a culo tutto il resto.”
Alla prossima
IZIMBRA
Scusate, sono sempre io, ma andare via senza nemmeno consigliarvi un disco non mi sembrava giusto e poi non vorrei che il direttore mi tagliasse lo stipendio accusandomi di non fare il mio lavoro. Stavolta allora vi vorrei segnalare, non un titolo, ma un intero catalogo di una piccola casa discografica che, tanto per restare in tema con l’articolo, fa il suo lavoro con competenza e tanta passione, anteponendo la passione al mero aspetto economico. Partendo da una produzione tipicamente jazzistica l’etichetta perugina Egea, questo il nome dell’etichetta, ha spostato la propria produzione verso un filone contaminato da suoni popolari,da atmosfere pacate che sanno regalare profonde emozioni con melodie semplici e delicate, sempre pervase da influenze jazzistiche, visto anche che gli esecutori sono quasi sempre il fior fiore della scena jazz nazionale. Sin dalle copertine, tutte simili tra di loro, si nota l’unitarietà del progetto, i dischi sono quasi sempre incisi in presa diretta in piccoli teatri con una qualità tecnica, tra l’altro, molto elevata; i suoni spandono aromi fragranti che riusciranno ad incantarvi,. Per cominciare ad addentrarvi in questo mondo incantato vi potrei consigliare qualche titolo, anche se è difficile segnalare qualche nome senza far torto ad altri. Comunque vada per i “Racconti Mediterranei” del pianista Enrico Pierannunzi, le cui composizioni mai come in questa occasione mostrano tutta la loro bellezza, coadiuvati dal solo basso di Marc Johnson e dal clarinetto di Gabriele Mirabassi. O per “Luna Park”,dove il sax di Pietro Tomolo, sempre in compagnia del clarinetto di Mirabassi e dei fiati di altri nomi di rilievo del panorama nazionale spande fragranti aromi che non possono non ammaliarvi. Con una punta di campanilismo, poi, vi segnalerei anche la recente avventura vissuta dai componenti dell’Orchestra a Plettro Senese insieme al chitarrista Battista Lena nel progetto “Mille Corde”, coinvolti dopo l’uscita del CDin partecipazioni ai maggiori festivals jazzistici italiani. E sempre di Lena ascoltatevi “Come una volta” dal significativo sottotitolo “sogni, ricordi, riflessioni italiane”.Comunque, come detto, tutti i titoli sono meritevoli di attenzione e di un ascolto non distratto.
Fate un piccolo sforzo per procurarveli, ne sarete ripagati.
Per altri titoli di più stretta attualità, pescati tra le ultime novità, vi rimando al mio sito (www.singsing.org/izimbra), dove tra l’altro è appena stata aperta una bacheca virtuale aperta a tutti gli appassionati che cercano rarità o più semplicemente dischi che non riescono a trovare, oppure vogliono scambiare materiale con altre persone. Scrivete.
Stavolta il ciao è definitivo.