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Non so, forse sono io che divento sempre più esigente, fatto sta che anche questo mese, nonostante il gran numero di dischi usciti, non c'è stato niente che mi ha entusiasmato, diversi dischi discreti e poco più. Eppure anche nomi grossi sono scesi in campo, basti citare LOU REED: buon disco il suo "Set the twilight reeling", e come potrebbe essere altrimenti con il buon Lou, manca però la zampata vincente, tutto scorre via senza sussulti, dopo il grande "New York" dell' '89 ad ogni sua uscita sembra quasi di sentire una parodia di Lou ad opera di se stesso.
Tutto sommato si ascolta quasi più volentieri "Congratulations I'm sorry", nuova uscita dei bravi GIN BLOSSOMS; niente di innovativo anche qui, ma pezzi scorrevoli, ben suonati, tipicamente americani ( i nostri provengono dall'Arizona) con nel cuore i Byrds, i R.E.M., e un po' i Jayhawks.
Se poi vi piace Neil Young, apprezzerete sicuramente NEIL CASAL ed il suo "Fade away diamond time"; anche qui America al 100%, ballate piene di strade polverose che portano diritte a certa musica cantautorale anni '70: ottimo esordio in definitiva.
Delude, purtroppo, STAN RIDGWAY, uscito, attesissimo dopo un lungo silenzio, con ben due dischi, uno a nome proprio ("Black diamond"), l'altro in trio a nome DRYWALL ("Work the dumb oracle"), in cui vorrebbe, fin dal nome, far rivivere i magnifici tempi dei compianti Wall of Woodoo, senza nemmeno avvicinarcisi, anche se in alcune occasioni il risultato non è disprezzabile. Per quanto riguarda la prova solista, dopo aver ascoltato il pezzo di apertura, si è quasi propensi a gridare al miracolo, poi proseguendo l'ascolto si fa strada la monotonia, i suoni sono troppo levigati e ripetitivi, tanto da inghiottire anche la splendida voce di Stan.
E visto che siamo a demolire grandi "passati amori" mi duole il cuore dover dire che "Melting in the dark", nuova uscita di STEVE WYNN, è, per me, proprio brutto. Ho ancora ben in mente i grandi trascorsi di Steve con i suoi Dream Syndicate, uno dei migliori gruppi di rock americano degli anni '80, e forse questo fa essere ancora più severo il metro di giudizio. Già gli altri dischi solisti di Wynn non erano granchè, e neanche il ricorrere a componenti del gruppo dei Come come strumentisti, sembra aver migliorato le cose. Lo strano è che dal vivo i pezzi, almeno quelli dei precedenti dischi solisti, funzionano poi molto meglio; boh !!?!!
Bruttissimo mi sembra anche l'esordio dei californiani SPAIN, osannati invece da certa critica. Vi consiglio di ascoltare il loro "The blue moods of Spain" prima di cena, perchè dopo potrebbe sorbire l'effetto di certi dibattiti televisivi, e vi potreste svegliare in piena notte senza capire come abbiate fatto ad addormentarvi. Ora, vanno bene le atmosfere rilassate, malinconiche o quello che volete, ma a tutto c'è un limite, e qui mi sembra che si sia superato.
Molto meglio allora il nuovo COWBOYS JUNKIES dei fratelli Timmins; "Lay it down" mi sembra disco onestissimo e tutto sommato anche più vario e scorrevole di altri loro precedenti, merito forse anche del nuovo produttore.
Arrivando alle uscite italiane, ecco, attesissimo, il nuovo MODENA CITY RAMBLERS. "La grande famiglia" è, diciamolo subito, un bel disco, però anche qui l'ascolto lascia un po' l'amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere, o forse avremmo voluto che fosse. Quanto l'esordio era confusionario, caotico e un po' ingenuo, questo è, al contrario, forse troppo meditato e costruito, tanto da suonare talvolta risaputo; anche i testi sono talvolta molto meno incisivi, troppi riferimenti alla famiglia tribù, ai numerosissimi concerti di questi ultimi mesi, a fatti tutto sommato troppo personali per meritare una canzone, vedi la vicenda dell'abbandono del gruppo di uno dei due cantanti, assenza che si fa, tra l'altro, molto notare, nonostante la presenza di numerosi ospiti. Comunque nel complesso un disco che si riascolta volentieri.
Tra tante incertezze, troppi alti e bassi, il dischetto che più ha girato questi ultimi giorni nel mio lettore è stato "Amore e guerra" di MASSIMO BUBOLA. Bubola, per chi non lo conoscesse, ha scritto e prodotto numerosi pezzi portati al successo dai maggiori intrerpreti italiani. In questo disco si riappropria, in certo qual modo, dei "suoi" pezzi favoriti, rivestendoli con una veste personale e più rock delle versioni conosciute; qualche titolo? "Sally", "Fiume Sand Creek", "Andrea", "Don Raffaè" incise da De Andrè, oppure la qui stupenda "Johhny lo zingaro" o "Eurialo e Niso" conosciute nella versione dei Gang, o l'altrettanto bella "Camicie rosse" cantata a suo tempo dalla Mannoia. Quasi sempre, quando si riascoltano pezzi già conosciuti, anche se ben fatti, si conclude che le prime versioni sono migliori; qui no: in tutti i casi, e il confronto non è certo con sprovveduti, le canzoni ne guadagnano, inoltre il suono di tutto il disco risulta omogeneo ed all'altezza di tanti prodotti d'oltreoceano.
Bene, per questo mese è tutto, anche se non è molto; non resta che attendere le nuove uscite, se voi avete avuto la fortuna di scoprire qualcosa di valido, fatevi vivi. Ciao.
I ZIMBRA