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Che vi devo dire? Confesso di capirci sempre meno. Va bene che siamo in epoca di "villaggio globale" ma ormai non vi sono più certezze. Una volta esisteva il suono inglese, quello americano con tutte le sue diramazioni, c'era il bel suono palloso dei cantautori in Italia e così via. Adesso no, tutto viene mischiato, decomposto, frullato, con tutto un gioco di richiami e rimandi.
Ascolto uno dei pochi bei dischi rock di questi ultimi tempi, "Yeld" dei PEARL JAM e risento i riff dei Led Zeppelin. Ma che storia è? Intendiamoci: non voglio con questo dire che non ci sono più bei dischi, tutt'altro, ed anzi quelli che vado a segnalarvi di seguito meritano tutti almeno un attento ascolto.
Prendete però, tanto per fare un esempio a noi molto vicino, l'ultimo CD degli ALMAMEGRETTA titolato "Lingo", gran bel disco, ma non potrebbe essere stato registrato da un gruppo alla moda inglese? Si, è vero, ci sono reminescenze di suono partenopeo, dei bei testi in napoletano, ma sono dettagli che escono fuori solo ad un ascolto approfondito. Di primo acchito colpisce soprattutto il crogiuolo di stili di cui è infarcito.
Proprio dall'Inghilterra arrivano diversi gruppi che fanno della commistione di stili il proprio cavallo di battaglia. Dopo i Kula Shaker ecco i CORNESHOP che in "When I was born for the 7th time" fanno propri suoni tipicamente indiani adattandoli al pop inglese, così come, in misura minore fanno i ragazzi ex sound-system della ASIAN DUB FOUNDATION, che con "R.O.F.I." confezionano uno dei più stimolanti dischi degli ultimi tempi, in cui si può ascoltare veramente di tutto.
E parlando di dischi stimolanti non possiamo non menzionare "Mezzanine", nuovo lavoro dei MASSIVE ATTACK, apocalittica colonna sonora per il rock del 2000, ideale prosieguo di quel capolavoro che fu "Pre-millenium tension" di Tricky.
Sempre dall'Inghilterra, terra fertile ultimamente, musicalmente parlando, ecco il western/country/blues/dance sound degli SCOTT 4 ("Recorded in state lp") e degli ALABAMA 3 ("Exile on coldharbour lane") con tanto di look con cappelloni da cow-boys: nemmero fossero stati texani avrebbero potuto far di meglio.
I PROPELLERHEADS invece, in "Decksundrumsandrockandroll" mischiano serrati ritmi elettronici con certo spy sound anni '60 fino ad arrivare a ripescare la splendida voce di Shirley Bassey per confezionare quel gran bel pezzo che è "History repeating".
Solo un po' più normale è "This is hardcore" dei PULP, dischetto di brit pop niente male, in cui però riecheggiano certi suoni bowieani anni '70 e lounge anni '60.
Anche i francesi AIR vanno a ripescare in "Moon safari" certo easy listening di locali lounge dei decenni passati, insieme a doverosi omaggi al grande conterraneo Serge Gainsbourg; il disco contiene anche uno dei tormentoni di questi ultimi tempi: l'hit "Sexy boy".
Ed a proposito di certa lounge music, easy listening anni '60 di cui vi ho ampiamente parlato qualche mese fa, ultimamente anche in Italia si va alla riscoperta di certa "strange music" che a suo tempo era passata quasi inosservata, scritta come era soprattutto per oscure colonne sonore di films di serie-B.
Ecco così venire a galla vere e proprie chicche musicali, scritte da signori musicisti, spesso anche direttori d'orchestra, quali Riz Ortolani, Piero Umiliani, Roberto Pregadio e così via.
In questo campo attivissima l'etichetta bolognese Irma La Douce che, con il motto "Cocktail music for your pleasure", ha fatto uscire tutta una serie di CD sul genere; da segnalare almeno le due raccolte "Mo'plen 2000" e "Mo'plen 3000".
Altre uscite interessanti in questo filone sono i 4 volumi di "Easy tempo" ed i due di "Beat at Cinecittà", con un trionfo di ritmi lounge, funky, jazz, beat e chi più ne ha più ne metta.
In conclusione, doverosa segnalazione per la ristampa di uno dei più importanti dischi del periodo punk: l'album omonimo di esordio dei SUICIDE. La cometa Suicide brillerà per poco dopo l'uscita di questo disco, come da copione nel periodo punk, giusto il tempo per un altro paio di episodi che però non riusciranno a raggiungere la luminosità di questo. Era la fine del 1977, anno di svolta per la musica, quando dalle cantine del CBGB's spuntarono la voce di Alan Vega e le tastiere di Martin Rev, che confezionarono un pugno di canzoni memorabili, che ancora oggi riescono ad emozionare, con la loro terrificante intensità. Chi non li conoscesse non pensi però ai ritmi serrati caratteristici del punk; niente di tutto ciò. Le atmosfere si avvicinano più a certi suoni elettronici di oggi, grazie al magico tappeto creato dalle tastiere di Rev, su cui Vega declama testi crudi ed ipnotici ("Frankie teardrops"), ma anche dolci e sensuali ("Cheree"). Tipicamente punk è proprio l'approccio alla musica, la costruzione dei pezzi, i testi e l'atteggiamneto dei musicisti dal vivo, come ben documentato nel CD omaggio allegato alla ristampa vera e propria e che documenta un concerto di quel periodo.
Bene è proprio tutto, alla prossima.
I ZIMBRA