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Molto spesso basta accendere lo stereo, e se c'è la giusta canzone, è come salire su un aereo e partire per fantastici viaggi; lasciate pure a terra tutte le vostre grane e con la mente volate dove volete.
Vi sentite dei novelli cowboys, vogliosi di cavalcare nelle sconfinate praterie del west ? Non vi resta che mettere nel vostro fido walkman "Gone", l'ultimo DWIGHT YOAKAM, salire sul vostro cavallo e via al galoppo. Dopo il recente "Dwight live", niente male anch'esso, questo nuovo CD di Yoakam è quanto di meglio si possa ascoltare oggi in campo country. E, quando la sera stanchi vi vorrete riposare con la vostra bella, accanto ad un falò, prima di addormentarvi, con la sella come cuscino, niente paura, nel dischetto in questione, ci sono anche delle belle ballatone che fanno al caso vostro.
Se invece vi piacciono ambienti più metropolitani, inforcate la vostra moto e fatevi un giretto in cerca di avventure giù nella Bowery a New York. Potresti imbattervi, girovagando tra i tanti clubs che ci sono, nelle due belle signorine che suonano nei BOSS HOG, che con l'omonimo CD appena uscito, hanno fatto forse l'ultimo botto di questo avaro 1995 in campo rock. Non vi fate confondere le idee dalla copertina e dagli ombrellini alla Mary Poppins disegnati sul loro CD, perchè non sono per niente raccomandabili, come la musica che vi è contenuta; una musica appena uscita da qualche garage, mischiata con un po' di blues e di hard, ad alto contenuto anfetaminico; pezzi grezzi e rozzi, ma non per questo ostici, insomma gran disco se amate le avventure pericolose.
A far da buttafuori in qualcuno dei locali poco raccomandabili, prima detti, vedrei alla perfezione POPA CHUBBY, se non altro per la stazza. Ma niente paura, a dispetto dell'apparenza che può ingannare, il buon Popa si accontenta di strapazzare la sua chitarra, con la quale fa scintille, supportato anche da una voce potente e da bei pezzi robusti; difficile restare immobili sentendo il suo CD d'esordio "Booty & the beast"; niente male. Ascoltatelo e mi darete ragione.
Se poi preferite ambienti più altolocati, mettete pure il vostro abito da sera ed andate a quel party a cui vi avevano invitato. Ambiente soft, gente importante, belle donne profumate ed ingioiellate, come musica di sottofondo la colonna sonora di "Four rooms", film a episodi di prossima uscita anche da noi, in cui c'è lo zampino anche di Quentin Tarantino. Musica affascinante un po' swing, un po' jazz, rigorosamente retrò con pezzi dei Combustible Edison e del grande Esquivel (attenzione perchè la riscoperta di questi personaggi e di questo tipo di musica anni '50 potrebbe essere la prossima moda); ma gurdando bene non tutto è tranquillo come sembra, tra gli invitati si sono infiltrati tipi strani: spie ? agenti segreti ? Prima che appaiono le pistole è meglio darsela a gambe.
Il tempo di salire sul primo aereo e ritrovarsi a Marrakesh. Dopo un giretto nel Suk, un po' di riposo tra la folla variopinta di Piazza Jamaa El Fna, sorseggiando tè alla menta; nell'aria risuona "Acting salam", disco degli ALHAM, gruppo marocchino preso sotto l'ala protettiva di Bill Laswell, che inserisce in un tappeto ipnotico tipico della musica di quaggiù, elementi dub e rap, creando un crossover destinato in futuro ad espandersi sempre più.
Ritornando verso casa fa sempre piacere fare una capatina a Parigi, tanto noi possiamo spostarci tranquillamente anche se ci sono scioperi; qui passeggiando per qualche Boulevard potremmo imbatterci in ELLIOTT MURPHY, uno dei tanti "americani a Parigi". Giornalista e musicista, Murphy ha preferito l'aria della vecchia Europa alla natia America, in cui ritorna idealmente però sempre con la musica dei suoi dischi, che di tanto in tanto pubblica. Niente di trascendentale, ma oneste canzoni ben scritte e ben suonate (e non è poco) con sempre in mente le lezioni del "professor Bob Dylan". E' il caso anche del nuovo "Selling the gold", appena ucito.
Certo c'è anche chi preferisce starsene a casa, seduto tranquillamente in poltrona, magari con un bel libro in mano; un'idea potrebbe essere quella di ascoltare un bel disco di poesie, perchè nel caso di "Proiettili d'argento (per un cuore di lupo)" di RENZO ZENOBI si può parlare di poesie in musica. Zenobi continua da anni a sfornare dischi, a tempi non proprio regolari; musica scarna supportata però da splendidi testi, di cui però quasi nessuno si accorge: peccato.
La poltrona, poi, è anche il posto ideale per meditare un po' sul tempo passato e fare un po' di bilanci;
ed allora, visto che siamo a fine anno, lasciamoci andare anche noi ad un giochino che tutte le riviste musicali o meno, serie o meno, fanno regolarmente ogni fine anno: quale è stato il disco migliore dell'anno, quale l'artista preferito, e così vaneggiando.
Questa comunque vuole solo essere una ripassata sulle cose che mi sono piaciute di più, in campo musicale, nell'anno appena trascorso, non necessariamente sulle migliori; spesso il cuore va in direzione diversa rispetto al cervello.
Innanzitutto mi sembra di poter affermare che non è stato sicuramente un anno eccelso; continua ad essere latitante la musica inglese, a meno che non vogliamo stare qui a discutere tra chi è peggio tra Oasis o Blur; una tendenza interessante che si va sempre più affermando è invece l'estendersi del fenomeno world music, che ha fatto venire alla ribalta personaggi interessanti destinati a restare altrimenti nell'anonimato, i primi nomi che mi vengono in mente sono quelli di Cesaria Evora, dei Madredeus, di Carlos Vives, dei Radio Tarifa, ma ce ne sono molti altri (vedi i tantissimi artisti africani).
Per il resto buoni dischi ne sono usciti, ma che possano reggere l'usura del tempo ne vedo pochi o punti. Forse i soli "To bring you my love" di P.J.Harvey e "Sanacore" degli Almamegretta, in campo italiano, potranno essere ricordati in futuro per gli elementi innovativi che hanno introdotto. In campo rock internazionale, anche se i "grandi vecchi" continuano a galleggiare le migliori cose sono uscite, in definitiva, da gruppi emergenti quali Smashing Pumpkins ("Mellon Collie and the infinite sadness"), Alice in Chains ("Alice in chains"), Boss Hog (con il suddetto esordio omonimo) e per certi versi Morphine ("Yes").
In campo italiano di positivo c'è la venuta a galla di tutta una serie di gruppi e personaggi nuovi che si spera possano, nell'immediato futuro, rivitalizzare l'ormai stantia musica italiana, case discografiche permettendo. Gli Almamegretta hanno indicato la retta via, a tanti altri, speriamo, il compito di seguirla. Abbiamo avuto intanto l'ottimo esordio dei La Crus, che hanno dato nuova linfa alla canzone d'autore; la conferma dei Negrita ("Paradisi per illusi"); il ritorno di Fausto (Faust'O) Rossi con un disco ("L'erba") passato purtroppo pressochè inosservato e che vi invito ad andare a riscoprire, pur con tutti i suoi limiti soprattutto negli arrangiamenti ed in alcune cadute di poco gusto nei testi, per il resto splendidi. Ottima conferma, se ce ne fosse stato bisogno, anche di Paolo Conte ("Una faccia in prestito"). Andando un po' più sul leggero, abbastanza buono il nuovo Ligabue ("Buon compleanno Elvis"), finalmente un po' più robusto musicalmente; ottimo esordio di Rudy Marra ("Sopa d'amour") che ben promette per il futuro; così come Daniele Silvestri ("Prima di essere un uomo"), se solo riuscirà a scrivere testi degni delle felici intuizioni musicali che già ha; infine fa piacere la venuta a galla dei Modena City Ramblers, esplosi solo quest'anno, anche se il loro "Riportando tutto a casa" risale al 1994.
E' tutto, per questo mese e per quest'anno appena trascorso; speriamo che il prossimo ci porti tante buone nuove, e non solo in campo musicale. Ciao a tutti.
I ZIMBRA