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Mentre mi apprestavo a buttare giù queste poche righe, ripassavo mentalmente i dischi di cui volevo parlarvi e, curiosamente, ho notato che i dischi di cui per primi mi sono ricordato, sono tutti prodotti datati; o meglio, sono nuove uscite ma di artisti di molti anni fa. Ciò si potrebbe prestare a mille illazioni; dal fatto che le tendenze musicali odierne non possono competere con quelle dei gloriosi decenni trascorsi fino al fatto che il sottoscritto comincia ad avere una certa età per cui certi prodotti gli ricordano i bei tempi andati, la gioventù e via discorrendo. Si entrerebbe in ogni caso in un ginepraio, perciò ognuno creda ciò che vuole. Però un consiglio ve lo voglio dare, prima di lasciarvi andare a qualsiasi giudizio, date un' ascoltatina a ciò che vado a segnalarvi.
Il mese scorso avevo concluso parlandovi dell'imminente uscita di un box dei VELVET UNDERGROUND, con segnalazione a scatola chiusa; ebbene, adesso che è uscito il quintuplo "Peel slowly and see" mi sento di poter affermare che si tratta di una delle migliori riedizioni degli ultimi anni, forse secondo per importanza solo al meraviglioso quadruplo "Songs of freedom" di Bob Marley. Ascoltando gli incredibili pezzi che lo compongono si capisce quanto siano stati avanti con le loro intuizioni i Velvet, non a caso passarono allora quasi inosservati, e come siano giustamente stati rivalutati successivamente, tanto da essere ancora oggi dei capisaldi con cui confrontarsi. Basterebbe fermarsi all'ascolto del primo CD, contenente i demo di loro futuri "hits", tanta è la carne al fuoco; per la prima volta nel rock entrano storie e personaggi sinistri, pezzi in cui si parla apertamente di droga, di emarginazione, di metropoli in cui ci si deve conquistare giorno per giorno il diritto alla sopravvivenza; la musica è ora ipnotica ora dura e ripetitiva, a tratti volutamente sgradevole. Ma è impossibile non proseguire l'ascolto, sono troppi i pezzi indimenticabili che si susseguono in versioni note o meno, tra l'altro la remasterizzazione dei pezzi è ottima.
Per chi invece volesse sentire dove era arrivato il jazz, dove avrebbe potuto arrivare, e dove invece forse si è fermato, si procuri "The heavyweight champion - The complete Atlantic recordings" di JOHN COLTRANE. Anche qui più che ogni commento è forse più utile limitarsi all'ascolto dei vari CD, tante e varie sono le sensazioni che il magico sax di Coltrane ci procura.
Siete appassionati di blues ? Niente paura anche per voi c'è una chicca, oltretutto, rispetto alle prime due anche a buon prezzo, trattandosi "solamente" di un doppio CD. "Live at BBC" dei FLEETWOOD MAC, contiene infatti del grande blues registrato dal vivo durante varie sedute radiofoniche alla fine degli anni '60 da un gruppo allora al massimo fulgore, che annoverava tra le sue file Peter Green, e che non era ancora caduto nelle dorate tentazioni di "Rumors" e via discorrendo.
Per gli "psichedelici" c'è invece l'ottima antologia della benemerita Rhino Records "Love story" dei LOVE, gruppo californiano purtroppo non molto conosciuto, ma autore alla fine dei '60 di albums fondamentali quali "Da capo" e "Forever changes" in cui immettevano elementi folk in un suono prettamente psichedelico.
Infine una breve segnalazione per il "King": di ELVIS PRESLEY è infatti uscito il quintuplo "The essential '70 masters"; l'ultimo di una trilogia che copre tutta la carriera. Imperdibile il primo cofanetto, riguardante gli anni '50, consigliatissimo il secondo (anni '60), se non altro per le "alternate version" di molti pezzi ripuliti da sovrarrangiamenti orchestrali, e tutto sommato meno importante quest'ultimo sugli anni '70, periodo in cui il re aveva ormai abdicato, anche se ottimi pezzi ce ne sono anche qui, specie nelle tracce dal vivo.
Adesso ditemi voi con tutto questo ben di dio come si fa a non essere "nostalgici"; comunque, per coloro che vogliono seguire le ultime tendenze, quest'ultimo periodo è stato ricco anche di ottime "nuove" uscite.
Partiamo allora con il nuovo SONIC YOUTH: in "Washing machine" vengono centrifugate tutte le passate esperienze del gruppo e, grazie ad un pò di ammorbidente, esce uno dei loro album più fruibili.
Chi di ammorbidente non ne vuole ancora sapere è quel pazzo di JULIAN COPE, che continua a sfornare albums dai suoni tanto belli quanto inusuali e pazzi. L'ultimo della serie è "20 mothers", calderone sonoro tanto bello quanto spiazzante.
Saltando di palo in frasca, a proposito di calderoni sonori ecco il nuovo WILLY DE VILLE, mentre tutti aspettavamo il nuovo disco in studio ("Loup garoux" dovrebbe essere il titolo) esce a sorpresa questo disco parte dal vivo, parte in studio, dedicato al suono della Big Easy; De Ville ha infatti ultimamente messo su casa a New Orleans e naturalmente si è invaghito del suono di questa città unica, crogiolo di ritmi, razze e personaggi tutti o quasi presenti in questo disco, ed è propabile ed auspicabile che dopo essere stati rapiti dal ritmo di questi pezzi sarete spinti a conoscere anche i dischi dei tanti ospiti presenti come Dr. John, Allen Toussaint, Wild Magnolias, Leo Nocentelli e Geoge Porter dei Meters, tutti personaggi che hanno "creato" il suono di New Orleans. Titolo del CD: "Big Easy fantasy".
Per coloro che non si vogliono rassegnare al fatto che i Clash ed il movimento punk tutto sono ormai morti e sepolti, ecco l'ultima reincarnazione: i californiani RANCID se ne escono con "And out comes the wolves" e come per incanto sembra di veder aleggiare Joe Strummer e Mick Jones, forse però sono solo fantasmi; il disco comunque si ascolta tutto d'un fiato, il ritmo è serrato, gli strumenti pestano duro, per loro è stato coniato il termine ska-punk, ma il vero punk abitava forse da un' altra parte ed il '77 è ormai troppo lontano.
Nuovo disco anche per i RED HOT CHILLI PEPPERS; con "One hot minute" il loro sound si sposta verso sponde meno funky e più rock ortodosso, forse anche per l'innesto del nuovo chitarrista Dave Navarro, ex Jane's Addiction; buon lavoro comunque, solo un pò meno originale dell'esordio di tre anni fa.
Chi ama il rock tradizionale può orientarsi sull'ultimo JOE ELY: "Letter to Laredo"; dopo tanti buoni dischi Ely ha forse azzeccato l'album giusto per uscire dall'anonimato. Questa volta tutti i pezzi sembrano avere il suono giusto per farsi ricordare, molti brani risentono di influenze tex-mex, d'altronde il nostro é texano purosangue e in questo disco si fa aiutare dal bravissimo chitarrista gitano Teje, e, ciliegina sulla torta, come ospite in due pezzi c'è anche il Boss, anche se il buon Bruce non si fa notare più di tanto.
E già che ci siamo spinti ai confini con il Messico, diamo un'ascoltatina anche alla colonna sonora del film "Desperado", infarcita di suoni messicaneggianti; su tutti svettano dei nuovi pezzi dei lupetti Los Lobos.
Concludiamo con un'altra splendida colonna sonora tutta al femminile, quella del bellissimo film "Butterfly kiss" con pezzi, tra gli altri, di P.J. Harvey, Bjork, Patsy Cline, Shampoo e soprattutto Cranberries. Tutte le volte che risento la loro "No need to argue" ritorno con la mente alla magnifica scena finale del film, una delle migliori commistioni tra immagini e commento sonoro.
Carne al fuoco mi sembra ce ne sia tanta, e per tutti i gusti, perciò buon ascolto e ciao al prossimo mese.
I ZIMBRA