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Cari miei, qui è un bel casino; se da un lato la nuova cadenza bimestrale di questo giornalino e il periodo autunnale tradizionalmente generoso di molte nuove uscite discografiche imporrebbero riflessione e molto spazio per selezionare il meglio (a mio sindacabilissimo parere, naturalmente), dall'altro, improvvisi problemi redazionali (chiamiamoli così), mi costringono a scrivere questo articolo in poco più di un'ora, perciò mi scuserete se non potrò dilungarmi troppo, come invece le circostanze richiederebbero, con il rischio di stilare solo una lista della spesa o poco più.
Partiamo quindi di corsa con quello che è senz'altro il mio disco più ascoltato (e forse anche preferito) di questo periodo: "Anime salve" di FABRIZIO DE ANDRE '. A me sembra un capolavoro, sarà che con le canzoni di De Andrè sono cresciuto, sarà che risentirlo cantare in italiano dopo tanti anni mi ha risvegliato emozioni sopite, ma dopo la micidiale sequenza iniziale con "Princesa", novella "Bocca di Rosa" venti anni dopo, con quel suo irresistibile crescendo musicale; di "Khorakhanì", con lo splendido omaggio ad un popolo troppo spesso bistrattato ed incompreso, per arrivare alle amare riflessioni di "Anime salve", non si può non rimanere a bocca aperta. E siamo solo all'inizio, le meraviglie continuano: si va da "Le acciughe fanno il pallone", passando per "Ho visto Nina volare" fino alla conclusiva "Smisurata preghiera", senza alcuna caduta di tono. I testi sono tra i migliori mai scritti, specchio fedele, anche se spesso amaro, dei nostri tempi; musicalmente forse gli ultimi due dischi in dialetto erano più ricchi, qui spesso si sente la mano pesante di Fossati, comunque tutti i pezzi sono arrangiati e suonati benissimo.
Il resto della recente produzione italiana non è purtroppo allo stesso livello.
C'è un DE GREGORI sempre più "moscio" come testi e a cui, musicalmente, secondo me, non hanno affatto giovato i dorati sessionmen americani che suonano nel suo nuovo "Prendere e lasciare", così va a finire che i nuovi pezzi funzionano molto meglio nelle versioni "alternate" (vedi "Battere e levare") o nelle versioni live con una ruspante band di ragazzi quasi alle prime armi.
BATTIATO sembra giocare al gioco dell'oca, e ne "La tempesta" ritorna alla partenza e riscopre che esistono anche le chitarre elettriche, anche se poi il suo è un disco tutto sommato dignitoso.
Su DALLA forse sarebbe meglio tacere, da un po' di dischi a questa parte, specialmente musicalmente, è sprofondato in una crisi di cui, francamente, è sempre più difficile vedere l'uscita.
DANIELE SILVESTRI, come nei suoi due album precedenti, spreca il suo innegabile talento, disperdendo ottime intuizioni in un mare di parole e note; se solo avesse il dono della sintesi e non cadesse nelle solite imperdonabili cadute di tono (vedi "Sogno-B") potrebbe diventare un grande.
Fortunatamente le cose vanno un po' meglio in campo internazionale, e ultimamente sono usciti diversi dischi di un certo interesse.
Precedenza alle signore. Gran bel disco "Stoosh" degli SKUNK ANANSIE; già con l'esordio dello scorso anno avevano fatto centro, ma questo secondo lavoro, più meditato, dal suono più smussato e con delle splendide ballate che mettono in risalto la voce della signorina Skin si candida come uno dei migliori dischi dell'anno.
Gran bella voce anche quella di NENEH CHERRY, e grandissimo pezzo il suo "Woman", singolo trainante del suo nuovo "Man", che fa coppia con il già conosciuto duetto con Youssou'n Dour di "7 seconds"; peccato che il resto del disco non sia sullo stesso livello, anche se si lascia ascoltare abbastanza bene.
Passiamo a due esordi fulminanti. Chi sono e cosa suonano i FUN LOVIN' CRIMINALS, teppistelli di New York che hanno da poco pubblicato "Come find yourself"? Rap, rock, blues, campionamenti di tarantiniana memoria, omaggi a Louis Armstrong, questo ed altro potete ascoltare in un mix esplosivo che rende il loro esordio ed il loro suono uno dei più eccitanti del momento.
Altro esordio al fulmicotone quello dei KULA SHAKER, che in "K" rinverdiscono il mito di certo flower-pop, con suoni psichedelici orientati verso l'India, che tanti cuori avevano trafitto ormai tanti anni fa, il tutto però rivisto con suoni e sonorità dell'Inghilterra di adesso. Ottimo veramente.
Se vi piace scartavetrarvi un po' il cuore con il blues, non dovete far altro che mettere nel lettore il nuovo JON SPENCER BLUES EXPLOSION; l'ex Pussy Galore con i suoi due compari continua con la sua personale rivisitazione della musica del diavolo, con suoni infiammati ed atmosfere infernali, ma a suo modo rispettoso delle dodici battute. Se riuscirete ad ascoltarlo senza bruciarvi sarà un'esperienza indimenticabile.
E parlando di blues il mio pensiero va subito a POPA CHUBBY; è appena uscito il nuovo "Hit the high hard one", disco nuovo e musica vecchia, è vero, ma la sua chitarra è per me un richiamo irresistibile, del quale non posso fare a meno; e se sempre di blues si tratta, Popa Chubby è uno dei bluesmen più eccitanti e trainanti degli ultimi anni. Lasciatevi trascinare.
Due piccole segnalazioni per due piccoli grandi personaggi; tanto chi li conosce già avrà già provveduto, mentri gli altri, che sono rimasti insensibili a montagne di dischi che i nostri due hanno già pubblicato, non si lasceranno senz'altro conquistare nemmeno da queste due nuove uscite, che nulla di nuovo dicono, se non che JULIAN COPE con "Interpretor" e JOHN CALE con "Walking on locust" erano e si confermano grandissimi personaggi, coerenti con un certo modo di fare musica al di fuori di schemi e modi.
Altra ghiotta occasione è quella di (ri)scoprire uno dei gruppi più importanti e misconosciuti dell'epoca d'oro della new wave americana, è stato infatti pubblicato "Datapanik in the year zero", cofanetto dedicato ai PERE UBU. E' vero che di cofanetti ne escono ormai troppi, che il loro prezzo richiede spesso un ulteriore salasso delle nostre già misere finanze, ma qui ci troviamo di fronte alla ristampa di tutto il loro materiale più importante, da molto tempo irreperibile, compreso l'imperdibile "The modern dance", un disco che, a suo tempo, significò, per chi vi scrive, la scoperta di nuove sonorità ed orizzonti musicali.
Chi aveva apprezzato le due giapponesine tutta dieta mediterranea dei CIBO MATTO ed il loro "Viva! LA woman" infarcito di suoni che non sai bene se sono troppo moderni o troppo sorpassati, apprezzerà anche il nuovo disco appena pubblicato sotto il nome BUTTER, tanto per restare in ambito culinario, sorta di supergruppo povero, in cui ha lo zampino anche il batterista della Jon Spencer Blues Explosion sopra citata.
E visto che ci siamo addentrati verso certa musica neoexotica, di cui vi avevo via via parlato i mesi passati, adesso che anche in Italia sta lentamente esplodendo la moda della riscoperta di certo modernariato musicale, vorrei segnalarvi l'uscita di due raccolte dedicate a colonne sonore di films italiani di serie B, degli anni '60-'70: "Easy tempo vol.1 - A cinematic easy listening experience" ed "Easy tempo vol.2 - The psycho beat", entrambe godibilissime (con una leggera preferenza per la seconda) e quindi consigliatissime a tutti gli appassionati della vera trash music (qui meglio lasciare il termine inglese).
Tempo scaduto. Ciao a tutti.
I ZIMBRA