Erano molteplici i motivi che potevano rendere interessante la visione
di “Acido Fenico”, dall’esplicativo sottotitolo “Ballata per Mimmo Carunchio,
camorrista”, in programma per due sere al Teatro dei Rozzi, per la rassegna
“Parole & Musica”.
Intanto l’allestimento era curato dai “Cantieri Teatrali Koreja”,
un nome che sempre più frequentemente è salito alla ribalta
in questi ultimi anni. Tra l’altro proprio lo scorso mese questo gruppo
ha ottenuto un gratificante successo al Piccolo Teatro di Milano con la
l’allestimento di “K.Trilogia della solitudine” tratto da tre romanzi di
Kafka, dopo aver esordito con successo all’ultima Biennale di Venezia.
Proveniente dal Salento, dove ha mosso i primi passi in forma di cooperativa
una quindicina di anni fa in una fattoria abbandonata, dove furono allestite
le prime rappresentazioni, questa compagnia ha saputo rivitalizzare tutto
il teatro della zona. Trasferitasi a Lecce in una ex fabbrica, da cui l’attuale
denominazione, ha saputo poi meritarsi non solo la fiducia del pubblico,
che è progressivamente aumentato nel seguire una programmazione
sempre qualitativamente elevata, ma anche quella degli organi statali.
Il Ministero dei Beni per le Attività Culturali ha infatti deciso,
da qualche anno, di appoggiare un progetto per la promozione teatrale in
zona, permettendo di aumentare ancora di più l’offerta. Non solo
con un maggior numero di spettacoli, ma affiancando ad essi anche tutta
una serie di iniziative collaterali, come laboratori, incontri e mostre.
Secondo motivo era la presenza sul palco del gruppo musicale dei
Sud Sound System, uno dei migliori gruppi del panorama underground antagonista
italiano. Provenienti anch’essi dal Salento hanno alle spalle un’attività
ormai decennale ed anche diversi dischi. Hanno iniziato come semplici dj’s
appassionati soprattutto di reggae e ragamuffin, per poi inziare a rappare
sulle basi da loro stessi campionate. Nascono così le prime canzoni,
le prime affermazioni nell’ambiente dei centri sociali fino ad arrivare
gradualmente anche ad un pubblico più vasto, soprattutto giovanile.
Ultimamente, dopo aver pubblicato loro stessi diversi dischi a loro nome,
hanno creato anche una etichetta personale per promuovere gruppi locali
da dance hall.
Altro motivo di interesse era costituito dall’autore del testo:
quel Giancarlo De Cataldo, che oltre ad essere scrittore ormai abbastanza
affermato – ha alle spalle diversi romanzi, nonché sceneggiature
e saggi - è anche un magistrato.
E visto che il tema dello spettacolo era il colloquio tra un camorrista
appena catturato ed un giudice, era curioso vedere come avrebbe trattato
l’argomento uno che sembrava stare da una precisa parte della barricata.
Ebbene, dallo spettacolo non emergono vincitori e vinti: forse è
solo stata una dura battaglia da cui tutti siamo usciti un po’ con le ossa
rotte. E’ si sconfitto il camorrista Mimmo Carunchio, catturato e privato
oltre che della libertà anche del suo forse unico “status symbol”;
ma forse è altrettanto sconfitto lo stesso giudice che raccoglie
sì le sue confessioni, ma non il suo pentimento. E forse un po’
sconfitti siamo noi tutti che vogliamo sempre distinguere il bene dal male,
sempre pronti a giudicare ed etichettare, fin da bambini.
Ippolito Chiarello, con pochi gesti, sempre adagiato in una poltrona/trono
rossa, fumando una sigaretta dietro l’altra, dà vita all’intensa
figura del malavitoso Mimmo Carunchio che ci vomita addosso un fiume di
parole con cui rievoca la propria vita, nonché la sua ascesa e caduta
di camorrista, interrotto solamente dalle canzoni dei Sud Sound System,
che, con i loro ritmi incalzanti, come in una tragedia greca, fungono da
coro per sottolineare le azioni salienti del racconto.
Fin dai primi giorni di scuola, che abbandonerà quasi subito,
marchiato con l’oltraggioso nome di “acido fenico”, per il cattivo odore
che emana, la sua esistenza viene incanalata verso i margini della società,
da cui cerca di riemergere con l’unica via che gli sembra percorribile:
quelle malavitosa. Ed eccoci allora assistere alla sua ascesa fino ai vertici,
contrassegnata da efferati crimini in cui non c’è mai spazio per
la pietà ed il rimpianto. Anche quando vengono travolte persone
al di fuori dei giochi malavitosi basta rifiutarsi di parlarne e ricordare,
per far finta di rimuovere i ricordi. Ma i tempi cambiano, le alleanze
si rimescolano, gli amici fidati vengono uccisi ed è la fine: siamo
alla cattura. Tanta amarezza nel racconto, ma nessun pentimento: morto
un uomo d’onore ne nascerà un altro e poi lui, ormai senza futuro,
si sente proprio nato cattivo.
Scroscianti applausi del numeroso pubblico presente con ripetuti
richiami in scena.
Lunedì prossimo, 4 dicembre, si ritorna alla musica con l’atteso
concerto di Eliades Ochoa alla discoteca Tendenza.
IZIMBRA
28/11/2000