Ochoa
aveva iniziato ancora bambino a suonare la chitarra, imparata nelle strade
di Santiago di Cuba. Già ad undici anni iniziò ad esibirsi
in pubblico, per far parte prima
del “Quintetto Oriental” e poi del “Septeto Tipico”. Nel 1978 poi la sua
strada si incrocia con quella del
“Cuarteto Patria”, storico gruppo formatosi addirittura nel 1939 e portavoce
per antonomasia, nonostante l’alternarsi di vari componenti in formazione,
della musica tradizionale cubana, del son in particolare. Animo semplice
e grande amante della propria terra, nonostante le tante vicissitudini,
solo poco tempo fa aveva dichiarato: “I cubani non hanno mai abbandonato
la musica, nemmeno nei momenti peggiori. Io credo che ci siano dei popoli
che hanno bisogno della musica per vivere e noi siamo uno di questi popoli.
Poi noi a Santiago abbiamo i migliori ingredienti: un sole caldo, il miglior
rhum e le migliori e seducenti donne mulatte. Si, a Santiago di Cuba abbiamo
proprio tutto!”
Ed
eccolo allora Ochoa, con il suo tradizionale cappello da “cowboy campesino”
presentarsi in gran forma sul palcoscenico della discoteca Tendenza di
Siena, per il terzo appuntamento della rassegna “Parole & Musica” organizzata
dalla locale università. E così uno dei templi della musica
più frequentato da tutti
quei giovani alla ricerca dei ritmi alla moda e delle ultime tendenze musicali,
per una sera è stato invaso dai ritmi ben più antichi ma
altrettanto contagiosi della musica tradizionale di questa meravigliosa
isola. Come ha infatti subito precisato Ochoa all’inizio della sua esibizione,
questa sera avremmo assistito ad una esibizione di “vera musica tradizionale
cubana”.
Il
fatto poi che il numeroso pubblico accorso si sia da subito
dimostrato ben predisposto a lasciarsi trascinare dai ritmi dello storico
gruppo ha fatto il resto. Ochoa, da consumato professionista, ha da parte
sua tenuto bene in pugno la situazione, ben conoscendo quello che il pubblico
(“mi grande familia” lo chiama lui) vuole. Ecco così alternarsi,
ben dosati e alternati tra di loro, i pezzi più tradizionali del
Quarteto Patria (come “Que sabroseao”) con quelli più nuovi scritti
insieme ad Ochoa (“Sublime ilusion”, “Que humandad” o il triste bolero
“My Magdalena”), fino agli immancabili tributi al progetto Buena Vista
(con “Chan chan”, “Candela” e “El carretero”) ed a qualche straconosciuto
classico cubano (come una “Guantanamera” cantata in coro da tutti i presenti).
La protagonista assoluta è stata, naturalmente, la cristallina
chitarra a 7 corde di Ochoa, che non ha lesinato di tanto in tanto virtuosismi
vari; ma tutto il gruppo comunque ha ben supportato l’ormai designato leader.
Dopo circa due ore di concerto, non prima di un brindisi con del buon Chianti
con i più appassionati assiepati sotto il palco ed un breve bis,
il concerto si è chiuso con una pacifica mini invasione di
palco alla ricerca di foto ricordo. Tutti a casa felici e strasudati dal
gran ballare.
In
definitiva insomma una splendida serata di musica e di profonda emozione,
come spesso solo le cose semplici sanno dare.
IZIMBRA
5/12/2000